Eclettico, infaticabile, completo conoscitore del “mezzo” cinematografico sia dal punto di vista tecnico, sia da quello espressivo. Con una profonda formazione pittorica all’Accademia di Brera Damiano Damiani è stato, e resta, fra i registi più versatili del nostro cinema sempre improntato  all’impegno civile, il film  ”Il giorno della civetta” ne è la massima espressione.

Per ricordarlo abbiamo scelto un articolo da:  “Il corriere.it”

Addio a Damiano Damiani

di PAOLO MEREGHETTI
Il più americano dei registi italiani, gran narratore di storie, «un amaro moralista assettato di vecchia purezza» per usare le parole di Pasolini. Damiano Damiani, scomparso giovedì a 91 anni è stato uno dei grandi protagonisti del cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta (e poi, negli Ottanta, della televisione con La piovra), capace di passare da un genere all’altro come i veri artigiani, ma anche attento a non abbandonare mai le coordinate di una lettura insieme morale e sociale del mondo che raccontava nei suoi film.

Una scena da «Il giorno della civetta» con Claudia Cardinale

Le sue prime regie – Il rossetto, Il sicario – sono dei gialli che ne sovvertono le regole, attenti alle ragioni del pubblico ma non privi di originalità e invenzione, qualità che si ritrovano in due sue celebri «riduzioni letterarie»

(L’isola di Arturo di Elsa Morante e La noia di Moravia con una indimenticabile Catherine Spaak) e che fanno della Rimpatriata un capolavoro da riscoprire, racconto di una notte di sogni e disillusioni di un gruppo di amici quarantenni in giro per una Milano livida e insolita, con cui offre a Walter Chiari l’occasione di una delle più belle interpretazioni di tutta la sua carriera. Il film però non ha il successo che merita e Damiani sceglie di dedicarsi a film meno ambiziosi artisticamente anche se altrettanto controllati sul piano professionale, mettendo in campo quelle qualità che gli faranno conquistare gli elogi di Ennio Flaiano: «Sei il solo dei registi impegnati che ammiro sinceramente per il tuo stile “naturale”, per il tuo rifuggire da tutte le leziosaggini».

 

Sono gli anni del Giorno della civetta, della Moglie più bella, della Confessione di un Commissario di Polizia al Procuratore della Repubblica, dell’Istruttoria è chiusa: dimentichi, ma anche quelli di Quien Sabe? dove l’ambientazione messicana e lo scontro tra personaggi dal forte valore simbolico (il mercenario yankee e il bandito dalla coscienza politica) aprono nuovi scenari al western all’italiana.

A metà degli anni Settanta il cinema italiano comincia a dare segni di stanchezza e anche la carica creativa di Damiani inizia ad affievolirsi: è ancora capace di cogliere nel segno con Girolimoni il mostro di Roma (su un celebre errore giudiziario ai tempi del fascismo) o Io ho paura, una delle prime lucide letture dell’Italia del terrorismo, ma le cose migliori a questo punto le offrirà alla televisione, dando vita al personaggio del commissario Cattani che con La piovra diventerà uno dei più popolari paladini italiani nella lotta contro la mafia.

7 marzo 2013