Hiroshíma mon amour

Monica Benassi torna per la seconda volta ad offrire, al pubblico del Circolo Gulliver, i suoi eleganti scatti fotografici ribadendo la  ferma convinzione circa il fascino intramontabile del bianco e nero.

In questa raccolta, l’autrice, propone immagini composte durante un suo viaggio in Giappone nel settembre del 2010.

Sofisticata osservatrice di motivi estetici e atmosfere raggiunge qui qualcosa di raro, una sorta di “ineffabile perfezione” che l’avvicina alle più acute tendenze dell’arte fotografica giapponese.

Qui la macchina fotografica non è un mezzo utile solo a fissare istanti in divenire, ma canale di comunicazione mediante cui conoscere ed empatizzare realtà differenti.

Monica, con cautela e timore culturale, ha avvicinato motivi come: donne, architetture, strade ecc.. assai ricorrenti nella produzione fotografica di grandi autori giapponesi quali Nobuyoshi Araki e Moriyama Daido  di cui si dimostra seria conoscitrice senza però correre il rischio d’imitarli.

L’autrice è infatti approdata ad una personale visione di un mondo che troppo spesso si è lasciato divulgare attraverso luoghi comuni quali:l’ordine, la disciplina,l’armonia essenziale e meno attraverso la messa a fuoco di scomode contraddizioni che affondano nel vivo di distanze siderali tra tradizione e modernità oppure di indecifrabili ibridazioni tra cultura occidentale e orientale.

Per Enzo Zanni  la chiave di lettura del lavoro di Monica “sono i simbolismi: le linee verticali che suggeriscono elevazione quasi spirituale; le trasparenze, quasi una sorta di filtro che separa il reale dalla fantasia; i riflessi, un rimando continuo della realtà; i vicoli in penombra vuoti lunghi e silenziosi, pieni del nulla, ma che invitano alla meditazione insita da sempre nella cultura giapponese” ed in tal senso l’autrice si dimostra veramente padrona del linguaggio fotografico ma la scrittura, come sempre, esige contenuti e potenza espressiva che qui convivono nell’idea di trasmettere l’esperienza di un viaggio che ha richiesto serie contestualizzazioni culturali.

Neri Saccani