“Piazza Garibaldi” è un toponimo che si incontra in qualsiasi città italiana. E’ la metafora della nazione e della sua storia. Come nel fortunato e premiato La strada di Levi, Ferrario si mette in viaggio: stavolta sulle orme della spedizione dei Mille. L’obiettivo: verificare il rapporto tra passato e presente, partendo da Bergamo, una volta “Città dei Mille” e oggi roccaforte padana, per arrivare fino a Teano. Il viaggio è pieno di sorprese, incontri, riflessioni: un grande road movie attraverso la storia e la geografia del paese .

 

Il regista Davide Ferrario sarà in sala per il forum con il critico cinematografico Paolo Vecchi


Le recensioni scelte da Gulliver:

Piazza Garibaldi”: un’istantanea non ideologica di un secolo e mezzo di identità italiana

di Battista Passiatore Da: “cinema italiano.info” 28/03/2012

E’ una sorta di “road movie” il film di Davide FerrarioPiazza Garibaldi”. che ripercorre l’itinerario della spedizione dei Mille rintracciando lungo il percorso i discendenti dei garibaldini per verificare cosa è rimasto, a 150 anni di distanza, del senso di quella impresa, allo scopo di scattare una sorta di “istantanea” non ideologica di un secolo e mezzo di identità italiana. Si parte da Bergamo (insieme “Città dei Mille”, perchè fornì il maggior numero di volontari alla spedizione, e oggi roccaforte leghista) per scendere a Pavia, patria dei Cairoli, e Torino che, seppur non diede nemmeno un uomo a Garibaldi, fu il motore politico dell’unità d’Italia. Da lì a Genova e Talamone, tappe storiche della spedizione. E poi una digressione a Caprera, l’isola dell’esilio del Generale. Quindi la Campania: Napoli e Teano; ma anche il Sannio, l’unico luogo in cui i garibaldini vennero sconfitti da un’insurrezione locale sanfedista e a tutt’oggi culla di un “revisionismo” storico antipiemontese e antiunitario. Ancora più a sud, in Calabria, sulle tracce dello scontro fratricida tra piemontesi e garibaldini all’Aspromonte. Infine, la Sicilia: Marsala, Milazzo, Calatafimi, Palermo. Qui il tema, ovviamente, sarà la questione meridionale, vero cancro della storia italiana. Il documentario è la testimonianza dello stato di salute, dell’Italia, ma anche dell’idea di Italia. Con una diagnosi finale che non è delle migliori.

Ferrario è duro, sincero, indagatore, curioso, sospeso tra sogno e analisi, tra illusione e sconforto come dovrebbe essere un amante. Che ha accettato i pregi e difetti della compagna, senza rinunciare alla protesta e alla dichiarazione. Anzi.
Da vedere e da sentire come una lezione. Di quelle speciali, quelle che a scuola spezzavano la mattinata e ti toglievano l’impiccio dell’interrogazione. Ma ti lasciavano il groppo in gola durante la ricreazione.

 

 

http://solaris-film.blogspot.com/2011/11/piazza-garibaldi-italia-2011-di-davide.html

‘Gli Italiani non hanno mai fatto una vera rivoluzione, perchè sono fratricidi e non parricidi. Il nostro è l’unico popolo che fonda il suo mito su un fratello che ammazza un altro fratello (Romolo e Remo, ndr) e per un paese che fa della famiglia un culto è una bella contraddizione’.

Basterebbe solo questo incipit per correre nelle sale italiane (pochissime, purtroppo) a vedere Piazza Garibaldi, ultimo film di Davide Ferrario, accolto da un quarto d’ora di applausi scroscianti alla recente Mostra del Cinema di Venezia. Un documentario folgorante, emozionante, di straordinaria intensità, che sfrutta la struttura ‘on the road’ usata per il precedente La strada di Levi (dello stesso regista, che raccontava il ritorno da Auschwitz) per ripercorrere ai giorni nostri le tappe della spedizione dei Mille.

Piazza Garibaldi è un toponimo che troviamo ovunque, immancabile: non esiste infatti una sola città italiana che non abbia una piazza o una strada intitolata all’ ‘eroe dei due mondi’. Ma che cosa resta oggi di quell’impresa? In che stato si trova la memoria storica del nostro paese? E soprattutto, il nostro popolo può dirsi davvero ‘unito’ a centocinquantanni di distanza? Davide Ferrario gira una pellicola basata proprio sull’identità della nostra gente, in maniera onesta, senza pregiudizi politici o concetti precostituiti. A parlare è proprio la gente, senza filtri e senza commenti da parte della troupe,  che esprime liberamente il proprio pensiero. Il film è strutturato proprio come un road-movie, ricalcando esattamente le tappe della spedizione. Si parte così da Bergamo, città che fornì a Garibaldi ben 180 uomini e dove furono ‘tinte’ di rosso le divise. La cinepresa entra nel liceo dove studiavano quei ragazzi, oggi popolato da giovanotti in abiti firmati e con Ipod al seguito, in una città che è diventata un ‘feudo’ della Lega Nord… si prosegue poi per Quarto, dove si ‘salpa’ per raggiungere la Sicilia e quindi Bronte, dove un sindaco di una certa parte politica (che vi lascio immaginare) ha ‘rimodellato’ a suo modo la storia dell’eccidio. Ed eccoci ora in Basilicata, dove ogni anno gli abitanti di un piccolo paese mettono in scena una rappresentazione del brigantaggio (con i ‘banditi’ che fanno la parte degli eroi), fino ad arrivare ovviamente a Teano, per intervistare alcuni ‘neoborbonici‘ (ebbene sì, esistono!) che puntano il dito contro lo ‘sciacallaggio’ del Nord che ha privato il meridione di milioni di posti di lavoro (emblematiche, in questo caso, le riprese fatte a Castel Volturno, sede della ‘rivolta’ degli immigrati del 2009).                                                                                                                             Piazza Garibaldi è un film ‘obbligatorio’ per chi vuole davvero capire qualcosa dello strano paese in cui viviamo. Un Paese mai effettivamente nato e sempre pieno di perenni contraddizioni, dove la memoria storica è ormai confinata nelle biblioteche e nei ricordi degli anziani. E’ un film che vuole dirci come abbiamo perso la nostra identità (ammesso che l’abbiamo mai avuta) e cosa dobbiamo fare per garantirci un futuro. Per questo imperdibile.